Arriviamo in questo minimarket e decidiamo di provare la zingara; ‘sta specie di panino che fanno a Ischia; dice buono assai.
I primi due di noi ne ordinano un paio e quelli del banco gastronomia son contenti. Solita routine, niente di nuovo.
Quando è il momento di Imma, questa chiede se è possibile avere una zingara senza speck. I due tizi della gastronomia si guardano ansiosi. Uno di loro, quello calvo, si morde il cappello.
Senza speck?, domanda.
Forse la ragazza è vegetariana e non può mangiare carne, dice l’altro guardando fisso Imma e implorando con lo sguardo una sua conferma. Lei annuisce, e quindi tutti contenti i due si mettono all’opera gettando gli occhi ammirati verso una vegetariana, ricordando forse di averne sentito parlare in qualche libro quando erano all’istituto alberghiero.
Arriva il mio turno, e in quel momento forse sentono la proposta più assurda della loro vita da commessi al reparto gastronomia di un minimarket.
A me non è che potrebbe fare una zingara… senza pane?
Mi sono reso conto solo dopo dell’assurdità della mia richiesta. Un panino senza pane… i due hanno iniziato a sudare, sentendosi a un esame.
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